Gio03282024

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Buttaglieri e Dolino si esaltano sotto la pioggia

Chieri (Torino) - Giove Pluvio è stato uno dei protagonisti assoluti del 2° Trofeo Associazioni Carrozzerie Chieresi valido quale prima prova del Campionato Provinciale Udace di Ciclocross e quarta prova della Coppa Piemonte, svoltasi all’interno del Parco di Villa Brea.

Una grande struttura alla periferia di Chieri che potrebbe tranquillamente ospitare eventi crossistici di ben più alto livello, in cui i dirigenti della Stocco Race Team hanno disegnato un circuito molto tecnico e spettacolare. Il disagio di partecipanti e di quanti sono accorsi ad assistere alla manifestazione è stato comunque mitigato dall’ospitalità delle strutture messe a disposizione dal Centro Animazione Missionaria dell’Istituto dei Fratelli della Sacra Famiglia e dal ricco pasta party finale. Il percorso di gara, di oltre due chilometri, alternava tratti velocistici fettucciati ad altri molto tecnici tra gli alberi secolari, senza dimenticare gli immancabili tratti da percorrere a piedi, la sabbia e gli ostacoli tipici di questa disciplina invernale. Purtroppo il fondo allentato dall’incessante pioggia costringeva i trentatre ciclisti, che imperterriti non si solo lasciati scoraggiare dal maltempo, a percorrere diversi tratti con la bici in spalla, risultando il mezzo meccanico incontrollabile. Viste le proibitive condizioni metereologiche i giudici di gara hanno deciso di ridurre la durata della manifestazione e così l’unica strategia di gara adottabile da quei ciclisti che ambivano al successo finale, era quella di allungare subito con la speranza che il supplemento di fatica richiesto dal terreno allentato non vanifichi nel tempo gli sforzi. Al primo start il più lesto a scattare era il genovese Marco Buttaglieri del Team Quinto al Mare che con le poderose leve faceva subito da lepre nel fango per il cacciatore più affamato, l’esperto senior Ivano Favaro dell’Albertoni Far stretto nella morsa della bronchite. Un poco più distanti il veterano chierese Mauro Sedici, il senior Massimiliano Malano e Piero Piana  lottavano nel fango. Già durante il primo giro vengono stabilite le gerarchie della gara e il veterano Buttaglieri conquista la vittoria assoluta. Primo cadetto Simone Viola del AS Pecetto e primo junior Marco Cusati del Cusati Bike. La seconda partenza avvenuta un minuto dopo la prova d’apertura, vedeva i ciclisti della categoria Gentleman protagonisti con la bella fuga di Davide Bianco Dolino del VC Valsusa insieme al padrone di casa Claudio Stocco dell’omonimo team che non voleva lasciarsi scappare l’occasione di fare bella figura nella gara da lui disegnata. Un’imprevedibile foratura lo fermava a metà gara ,ma una lesta sostituzione della ruota gli permetteva di recuperare sulla posizione guadagnata da Massimo Sarasso e lo portava a tagliare il traguardo in una meritatissima seconda posizione. Vincitore della gara dei Supergentleman B, Franco Bonomo del Mondo del Pedale che precedeva Walter Ricci del GS Flli Oliva che andava a cogliere l’oro nella categoria Supergentleman A. Alessandro Sartore si aggiudicava la classifica della categoria Debuttanti davanti all’inossidabile Tiziana Actis del Mondo del Pedale, per nulla intimorita da questo diluvio biblico. Appena tagliato il traguardo e lavate le biciclette, la calda accoglienza dei Fratelli della Sacra Famiglia, l’abbraccio di Claudio Stocco ed un buon piatto di pastasciutta hanno fatto da contorno alla premiazione con le coppe offerte dall’Associazione delle Carrozzerie Chieresi ai primi di categoria ed un sacchetto di vivande per tutti gli altri.

 

Ordine arrivo gara categorie Cadetti – Junior – Senior - Veterani

1°) Buttaglieri Marco (Quinto al Mare) – Veterano

2°) Ivano Favaro (Albertoni Far) – Senior

3°) Sedici Mauro (Pessionese) – Veterani

4°) Malano Massimiliano (Trisport.it) – Senior

5°) Piana Piero (Team Borgotorre) – Veterani

6°) Viola Simone (Pecetto) – Cadetti

7°) Bassignana Luca (Comm. Francone) – Senior

8°) Ferri Carlo (Cicli Giorgio) – Veterani

9°) Bertolotto Marco (Cusatibike Racing Team) - Cadetti

10°) D’Agostino Christian (Cusatibike Racing Team) – Senior

11°) Todesco Andrea (Reano) – Veterani

12°) Cusati Marco (Cusatibike Racing Team) – Junior

13°) D’Introno Giuseppe (Cusatibike Racing Team) – Junior

14°) D’Introno Francesco (Cusatibike Racing Team) – Senior

 

Ordine arrivo gara Gentleman - Supergentleman A - Supergentleman B - Donne

1°) Bianco Dolino Davide (Valsusa) – Gentleman

2°) Stocco Claudio (Cambiano Stocco Team) - Gentleman

3°) Sarasso Massimo (Team Cycling Center) – Gentleman

4°) Pavan Tiziano (Miccoli Sport) – Gentleman

5°) Farina Marco (Pedale Canavesano) – Gentleman

6°) Mezzo Piero Paolo (Comm. Francone) – Gentleman

7°) Bonomo Franco (Il Mondo del Pedale) – Supergentleman B

8°) Ricci Walter (F.lli Oliva Team) – Supergentleman A

9°) Bertaglia Roberto (Il Mondo del Pedale) – Gentleman

10°) Marletta Ferdinando (Angaramo Cicli) – Supergentleman A

 

I Fratelli della Sacra Famiglia sono religiosi laici, consacrati con i voti di castità, povertà, obbedienza. Vivono in comunità ed operano nelle scuole come educatori, nelle parrocchie come animatori e sono presenti in Europa, Africa, America ed Asia come annunciatori e testimoni del Vangelo portando ovunque il carisma del loro Fondatore, il Venerabile Fratel Gabriele Taborin. Nella quotidianità della loro vita fatta di preghiera, lavoro e fraternità si ispirano agli esempi della Santa Famiglia di Nazareth, loro modello e patrona

Il Gruppo Missionario dei Fratelli della Sacra Famiglia è nato nel 1979. Con il passar del tempo  è andato sempre più specificando il suo scopo primario che è quello di cercare di vivere la "missione", intesa come missionarietà e cioè come dimensione essenziale e costitutiva dell'essere cristiano, dell'essere Chiesa.

Vi trovano perciò un debito posto nel gruppo la preghiera, la formazione, l'animazione e l'azione. Nell'insieme di ciò il gruppo cerca di vivere la missionarietà nella sua dimensione globale, traducendola nella testimonianza della vita, delle opere, assumendo un modo di essere presenti e attivi nel mondo che edifica il Regno.

 

-         Scoprire o "riscoprire" la dimensione missionaria della Chiesa e, dunque, di ogni cristiano.

-         Essere luogo di informazione, documentazione e riflessione in ordine ai problemi del  sud del mondo e del volontariato missionario.

-         Collaborare alla luce dei valori evangelici di pace, fratellanza e condivisione,  con i paesi in via di sviluppo ed in particolare il Burkina Faso e il Messico.

-         -Orientare verso organismi di volontariato

 

La preghiera:

-         preparazione alle letture e al Vangelo della domenica;

-         momento di preghiera all'inizio di ogni altro incontro

La formazione:

Lettura, commento e formazione su:

-    documenti della Chiesa

-    documenti dell'Istituto;

-    ascolto di testimonianze;

L'animazione:

-         Incontri con proiezioni di diapositive e dibattito      con gruppi e scolaresche;

-         Mostre di sensibilizzazione - testimonianze;

-         Programmi di educazione alla mondialità;

-         Campi di lavoro e di amicizia in Burkina Faso che vogliono essere un'esperienza di    servizio, annuncio e comunione;

-         Visite guidate al Museo Etnografico.

L'azione:

-         Gestione del Centro di Animazione Missionaria:

-         Biblioteca, audiovisivi, museo;

-         Corrispondenza con amici,  benefattori e ex campisti;

-         Sostegno a distanza;

-         Redazione di calendario e giornalino informativo;

-         Selezione di abiti usati ;

-         Reperimento attrezzi e materiale vario, preparazione, stivaggio e invio container in Burkina Faso;

-         Allestimento di mostre mercato e banchi di beneficenza;

-         Microprogetti: realizzazione di progetti nati dalla condivisione ed emersi dalle esigenze    della popolazione locale in campo educativo,agricolo e sanitario.

 

- Fratelli della Sacra Famiglia

-         Ufficio Missionario Diocesano

-         Servizio Diocesano Terzo Mondo

-         Parrocchie

-         Caritas / Obiettori

-         ONG (organismi non governativi), in particolare Movimento Sviluppo e Pace di Torino di cui Villa Brea è sede operativa

-         Scuole pubbliche e private

-          Regione Piemonte, Comune di Chieri ed altri Enti pubblici e privati

 

Chieri è un comune di 35.881 abitanti della provincia di Torino, situato ai piedi della vasta area verde della Collina di Torino a circa 10 km dal capoluogo.mConosciuta in epoca medievale come la città delle cento torri delle famiglie nobili (oggi quasi tutte abbattute), a partire dall'Ottocento si specializzò decisamente nell'industria tessile che divenne il "cuore" della sua economia arrivando ad impiegare oltre metà dei suoi abitanti. Negli ultimi decenni il tessile ha subìto un drastico ridimensionamento e la città, con la dismissione delle fabbriche, ha conosciuto un notevole sviluppo residenziale, favorito anche dalla posizione geografica particolarmente attraente, che ne ha raddoppiato la popolazione e potenziato i servizi. Il luogo, dove si trova ora la città, fu abitato fin dall'epoca preistorica, come attestano diversi ritrovamenti archeologici risalenti all'Età del Bronzo e dell'inizio dell'Età del Ferro. Sulle pendici della Collina di San Giorgio venne edificato in epoca preromana da un popolo ligure un villaggio fortificato. Ad esso, all'inizio del II secolo a.C. i Romani aggiunsero una loro colonia. Questo spiega il doppio toponimo Carrea Potentia, tramandatoci da Plinio il Vecchio. Se Potentia, infatti è il nome romano, Carrea è la voce ligure, derivante dal celtico Kari, il cui significato è sasso, e per estensione villaggio fortificato. Ancora oggi la forma dialettale Cher riporta all'antico toponimo celtico.

Fra tutti i centri fortificati tra gli Appennini ed il Po, almeno a partire dal I secolo d.C., fu un centro amministrativo dotato di autonomia, indipendente da altre città. Ormai della Chieri romana, cinta da mura e rifornita da un acquedotto, che scendeva dalla collina di Pino Torinese, non è rimasta nessuna testimonianza architettonica di rilievo. Invece sono numerosi i reperti archeologici ritrovati a più riprese a partire dal Seicento ad oggi. A partire dal 1958 sono stati riportati alla luce i resti di una villa romana, e parte delle mura sono state riscoperte nel 1970.Durante la dominazione longobarda, tra il V ed il IX secolo scarse sono le notizie su Chieri, che perse progressivamente di importanza, riducendosi ad un piccolo borgo di campagna, privo di qualsiasi rilievo amministrativo e politico. Interessante e inerente a questo periodo storico, è una lapide ritrovata nel 1875 durante i restauri del Duomo. È una lastra di marmo bianco, una volta copertura di un sepolcro di una bambina cristiana, Genesia, morta all'età di due anni, il 18 giugno del 488. Essa risulta di particolare valore in quanto si tratta della più antica lapide cristiana ritrovata in Piemonte.

Solo con il X secolo è possibile osservare la storia chierese con l'aiuto di documentazioni certe. Il nome Chieri compare per la prima volta nel 955 in un contratto relativo al possesso di una vigna tra l'abate Bellegrimo della Nova e Landolfo, messo del Vescovo di Torino, sotto la cui dominazione, risulta essere il comune di Chieri. Al periodo compreso tra il 996 ed il 999, risale un diploma dell'imperatore Ottone III, il quale conferiva il dominio di Cari al Vescovo di Torino, confermando comunque una situazione già esistente. Landolfo, vescovo di Torino tra il 1011 ed il 1038, fu l'artefice di una trasformazione profonda di quello che all'epoca era un piccolo villaggio di campagna. La sua azione fu decisiva per la storia futura di Chieri, in quanto la mise in condizione di accrescere d'importanza rispetto ai centri limitrofi. Fece cingere la città di una cinta muraria e costruì sulla cima della Collina di San Giorgio una torre ed un castello. Sul piano ordinò la costruzione della chiesa di Santa Maria in sostituzione di una piccola chiesa paleocristiana in rovina.

Nel 1154 Chieri ed Asti si unirono in guerra contro Guglielmo IV del Monferrato, il quale una volta sconfitto si rivolse al nipote, Federico I di Hohenstaufen, detto il Barbarossa, re di Germania e Imperatore del Sacro Romano Impero. Nello stesso anno, chiamato da papa Adriano IV e da altri comuni italiani, l'imperatore scese in Italia. Venne convocata la Dieta di Roncaglia l'imperatore intimò a Chieri ed ad Asti di sottomettersi al Marchese del Monferrato. Entrambi i comuni non vollero inviare dei propri rappresentati a Roncaglia, pertanto furono dichiarate ribelli. Alla fine di gennaio del 1155 l'imperatore occupò Chieri, i cui abitanti già da tempo si erano rifugiati sulle colline circostanti. Il Barbarossa si limitò a far abbattere le torri e le principali abitazioni, risparmiando però la cinta muraria. Quando l'imperatore lasciò la città per dirigersi verso Asti, gli abitanti lasciarono le colline e ricostruirono la città. Furono edificate nuove mura nelle quale vennero compresi gli edifici situati attorno alla chiesa di Santa Maria, che erano rimasti fuori dalle mura costruite al tempo del vescovo Landolfo.

La focaccia d Chieri

La leggenda narra che guardando la città appena distrutta, la popolazione esclamasse "Chi eri?" Nel 1158 incalzato dagli avvenimenti, il Barbarossa scese nuovamente nella penisola. Riunita una nuova Dieta di Roncaglia, questa volta Chieri ed Asti si schierarono al suo fianco nella lotta contro Milano. Nello stesso anno l'imperatore concesse Chieri in feudo al conte Guido di Biandrate e l'anno successivo al Vescovo Carlo, vedendosi soggetta pertanto ad un doppio potere: feudale e vescovile. La situazione cambiò in meno di un decennio. Il Barbarossa dovette tornare in Italia nel 1163 e nel 1166, quando un notevole numero di comuni del nord si era organizzato nella Lega Lombarda. Questa volta l'imperatore subì una sconfitta mortificante. Ed è in questo quadro che si situa la ripresa chierese degli anni sessanta. Il vescovo Carlo rinunciò nel 1168 ad ogni suo diritto su Chieri. Il 7 aprile, 1168 lo stesso giorno della fuga del Barbarossa, dopo la vittoriosa resistenza oppostagli da Alessandria, il vescovo convocò tutti i chieresi in assemblea e concesse a loro i buoni usi. Con questo termine si intendeva una serie di prerogative, tra le quali la costituzione di un consiglio che ne garantisse i diritti e la possibilità un'autonoma politica fiscale. Tali buoni usi furono ottenuti con una conquista progressiva, ma costante, che scandì l'affermazione della repubblica di Chieri. Un processo destinato a concludersi nel 1238 con il conseguimento del più ambito fra i buoni usi: la diretta dipendenza dall'imperatore. Eliminata la presenza vescovile rimaneva la presenza del conte di Biandrate che non poteva più contare sulla protezione del Barbarossa. Nel 1169 venne stipulato un trattato di alleanza tra Chieri ed Asti, iniziando una lunga e logorante guerra contro Novara. Tale guerra che si concluse nel 1172 vide la vittoria dei due comuni alleati.

Il Barbarossa, nonostante le sconfitte precedenti, non aveva desistito alle sue mire egemoniche sul nord Italia. Nel 1176 fu duramente sconfitto dai comuni italiani a Legnano. Fra le truppe della lega vi erano anche militari chieresi, e la tradizione vuole che perirono in battaglia 50 membri della famiglia Balbo, una delle più potenti del patriziato chierese. Contemporaneamente a Torino era stato eletto vescovo Milone di Cardano, la cui politica era diretta sia contro i Savoia, sia contro i comuni che si erano sottratti al controllo della curia torinese. Il 18 febbraio, 1184 vennero inviate truppe contro Chieri; 23 chieresi, fra i più ricchi ed autorevoli si recarono a Torino, prestando atto di sottomissione al Vescovo. La sconfitta costituì una battuta d'arresto verso la strada dell'emancipazione della città dal potere vescovile, facendo crescere un attrito tra le due comunità. La situazione mutò nel 1188 quando nominato Milone arcivescovo di Milano a succedergli a Torino fu chiamato Arduino di Valperga. I chieresi riuscirono a riconquistare in parte quanto perduto negli anni precedenti. Nel 1193 tra i due comuni, scoppiò una guerra, che si concluse alla fine del secolo, con il trattato di Mairano.

Raggiunta la pace, gli anni che seguirono furono di prosperità per Chieri che consolidò la sua influenza economica su un numero sempre maggiore di centri limitrofi. Iniziò quindi un massiccio fenomeno di inurbamento da parte di abitanti provenienti dai comuni vicini, alcuni dei quali si spopolarono fino a scomparire. Nel 1203 venne acquistata Santena e venne raggiunto un accordo con i Templari in base al quale l'ordine cedette a Chieri case e terre possedute in località San Martinio di Gorra, sul torrente Stellone. Dietro l'acquisto vi era la volontà politica di costruire in quel luogo un baluardo con funzione difensiva, ma solo nel 1245, fu possibile mettere in pratica il proposito e si poté fondare il nuovo centro: Villastellone. L'importanza di tale accordo risiede soprattutto nel fatto che Chieri e Testona appaiono legate alla causa sabauda contro Torino. Un nuovo trattato tra Chieri, Testona e Torino venne stipulato il 4 marzo, 1204 ; prevedeva l'unificazione dei tre centri con un unico podestà, ma le differenze erano tali che rimase di fatto lettera morta.

Alla morte di Arduino di Valperga, nel 1206, suo successore come vescovo di Torino fu Jacopo di Carisio, il quale riprese la politica di Milone e di Carlo per ristabilire il suo potere sulla contea. Dovette fare i conti con la emergente potenza sabauda. Al principio del XIII secolo il trono imperiale era conteso tra Enrico di Svevia e Ottone di Brunswick. Il conte Tommaso di Savoia parteggiava per il primo e nel 1207 ne ebbe in ricompensa Chieri e Testona che vennero dichiarate suoi feudi. Nel 1210 il vescovo Jacopo inferse un duro colpo a Chieri abolendo una serie di "buoni usi", che si venne così a trovare nel giro di qualche anno soggetta sia ai Savoia che al vescovo. Tuttavia Tommaso I non poté mai prenderne possesso in quanto morì Filippo, ed Ottone divenuto imperatore come Ottone IV liberò Chieri dalla sudditanza sabauda, e definitivamente dal potere vescovile. Grazie a questo Chieri sancì la sua totale e completa indipendenza, che si rafforzò con gli accordi con i Biandrati nel 1210.

Iniziò una politica di espansione che non lasciò indifferenti i comuni vicini, soprattutto Torino e Testona. Nel 1228 si unirono in un'alleanza antichierese che comprendeva anche Pinerolo, i conti di Biandrate e i conti di Piossasco. Chieri per far fronte all'alleanza si schierò con Genova e il conte di Savoia. A far scoppiare il conflitto, ormai inevitabile fu la decisione del Duca di Borgogna di impedire il passaggio delle merci verso la Francia, se non per la via di Torino o Pinerolo. Una decisione che avrebbe soffocato non solo l'economia di Chieri ma anche quella di Asti e Genova, non a caso sue alleate. Chierì attacco allora nel 1228 l'anello debole dell'alleanza: Testona, che fu rasa al suolo. Frattanto saputo della venuta in Italia il 27 novembre, 1237 dell'imperatore Federico II i chieresi vollero approfittare della sua venuta per ottenere il più importante dei "buoni usi" : la diretta soggezione al trono imperiale. Venne pertanto dichiarato "nuncio" del comune un uomo dell'imperatore Alberto Strucio. Dal 1239 a Chieri fu consentito di battere moneta. Gli anni che seguirono furono di grande prosperità ed il comune poté non solo costruire il baluardo di Villastellone, ma ampliò di molto i propri domini: Baldisser Torinese, Trofarello, Andezeno e i castelli di Moriondo e di Bulgaro.

In questo periodo i conti di Savoia non avevano cessato i tentativi di controllare gli spazi subalpini. Ma in un Piemonte in larga parte ostile a Tommaso II di Savoia, fu tuttavia necessario trovare nuove alleanze, tra cui Chieri, anche se nel 1252 Asti aveva ottenuto una prima vittoria obbligandolo in un trattato a non acquistare nessun territorio tra il Po ed Asti. Due anni dopo la tregua venne rotta dai Savoia che scatenarono una guerra culminante con la cattura da parte della popolazione di Torino di Tommaso II. Le armate chieresi, tra i quali era presente il conte Manfredi, tentarono di liberarlo nel momento in cui veniva portato ad Asti, ma il tentativo fallì. Quando venne stipulata una pace nel 1260 con Asti, la posizione di Chieri era mutata rispetto agli anni precedenti. La morte di Tommaso II rese più debole la posizione di Chieri in quanto il successore, Pietro II, fu interessato più ai territori francesi che ai subalpini.

Il fatto nuovo di questi anni era la presenza sempre più massiccia degli Angioini, che avevano saputo approffitare della momentanea debolezza sabauda nella regione. Tale presenza spinse diversi comuni piemontesi, fino ad allora acerrimi nemici, ad allearsi, ma la sconfitta di Tagliacozzo del 1268, aumentò ulteriormente la presenza angioina in Italia. Torino cadde in mano agli Angiò nel 1270, costringendo Chieri ad un atto di sottomissione. Gli anni che seguirono fecero maturare l'idea che Carlo d'Angiò fosse non meno pericoloso a quel Manfredi, figlio naturale di Federico II. In tal modo si rinvenne ricompattando quell'alleanza antiangioina che pareva essere stata distrutta dalla vittoria di Tagliacozzo. Il 27 marzo 1273 venne stipulato un nuovo trattato tra Asti e Chieri, che li rivide a pari livello. Così grazie all'apporto del Marchese del Monferrato nel giro di pochi anni la potenza Angioina in Piemonte era scomparsa, anche se non per sempre. Il 10 dicembre 1275 a Roccavione gli eserciti di Asti-Chieri con un abile attacco a sorpresa distrussero le armate provenzali. Da questo conflitto trasse un grande profitto Guglielmo VII del Monferrato, il quale aveva notevolmente esteso i propri domini comprendendo un territorio che andava da Milano a Torino, da Vercelli ad IvreaConsapevoli di questo Asti-Chieri si allearono con il conte di Savoia e mossero guerra contro il marchesato che tra il 1290 e il 1292 fu sconfitto e catturato, morendo prigioniero degli alessandrini. La scelta cadde sugli Angiò. Il 18 luglio, 1339 il Consiglio maggiore deliberò la sottomissione della repubblica a Roberto d'Angiò, conte di Provenza, re di Napoli e di Sicilia. Carlo d'Angiò però morì nel 1343 lasciando il regno di Napoli e di Sicilia in mano alla nipote Giovanna alla quale Chieri chiese aiuto contro la minaccia del Marchese del Monferrato. La regina inviò allora il siniscalco Reforza d'Angoult che giunto a Savigliano nel 1345 chiamò a raccolta tutte le forze guelfe. Le armate chieresi furono sterminate grazie ad un gruppo di armati Ghibellini e ad un loro inaspettato alleato, il marchese Giovanni II del Monferrato, e successivamente dopo la guerra da Luchino Visconti signore di Milano. Con la battaglia di Gamenario ebbe termine la potenza angioina in Piemonte.

Ma la guerra non era finita e Chieri per poter resistere dovette chiedere aiuto a Giacomo di Savoia-Acaia, fino ad allora alleato degli Angioini, non solo non era d'accordo con il rafforzamento del marchesato, ma sperava di trarre profitto dalla divisione dei domini angioini in Piemonte. Lo schieramento era: da una parte Savoia e Savoia-Acaia e dall'altra Visconti, Paleologhi del Monferrato e Aleramici di Saluzzo. Il 13 maggio, 1347 i Chieresi cacciarono l'ultimo vicario Angioino, ed il 19 i si sottomisero ai Savoia e Savoia-Acaia. Da notare che con questa alleanza, nonostante il donativo annuo pagato in cambio della protezione militare Chieri non rinunciò a nessuna delle sue libertà. Nonostante avesse trovato protezione, la guerra non era comunque finita. Il pericolo era rappresentato dai nobili fuoriusciti i quali sollecitavano il Marchese del Monferrato a riprendere la lotta contro Chieri. Finalmente il 25 settembre, 1349 venne stipulata la pace tra i Savoia e i Marchesi del Monferrato e i Visconti. Quando Chieri si era sottomessa, nel 1347, non aveva scelto tra i Savoia e i Savoia-Acaia. Negli anni 50 i contrasti tra le due signorie si erano inaspriti esplodendo in tutta la loro gravità, che costrinsero Chieri a fare quella scelta che aveva più volte rimandato. Quando nel 1359 Amedeo IV sconfisse Giacomo, Chieri si consegnò al conte. Ma quando le due faziono trovarono un accordo anche Chieri si adeguò riconoscendole entrambe. Gli ultimi anni del Trecento furono tra i più devastanti della storia della città. Una nuova guerra scoppiata tra il marchese Teodoro II del Monferrato e Filippo d'Acaia, vide il chierese devastato dalle armate del condottiero Facino Cane assoldato dal bellicoso marchese. La guerra proseguì fino al 1403 senza mutare sostanzialmente gli assetti politici esistenti.

Nel 1405 venne costruito il nuovo Duomo, nel 1427 venne trasferita da Torino l'università, che vi rimase fino al 1434. La fase espansiva era terminata e i confini comunali rimasero gli stessi fino alla fine dell'Ottocento.

Un cambiamento importante avvenne nel 1418 con la morte del principe Ludovico di Savoia-Acaia, ultimo della sua linea. I domini sabaudi tornarono allora sotto un unico signore, Amedeo VIII. A partire da quell'anno la storia di Chieri si integra con quella dello stato sabaudo, ma dopo il momento di Amedeo VIII, visse una crisi destinata a durare per oltre un secolo fino ai tempi di Emanuele Filiberto. Nonostante le guerre Chieri vide il rifiorire dell'attività economica. Fin dal XIII secolo l'industria tessile era stata una delle principali risorse economiche della città e nel 1482 i produttori di tessuti si unirono della "Università dell'arte dei Fustagneri". Nel settembre 1484 Carlo VIII re di Francia attraversava le Alpi facendo tappa a Chieri, diretto a sud della penisola. La guerra portò con se la peste, e Chieri non ne fu certo immune. e migliaia furono i morti. Finalmente il 24 luglio, 1533 venne sancita una pace interna al comune,ponendo fine al conflitto che vedeva allora esponenti della nobiltà chierese contro la Società di San Giorgio. Nel 1535 dopo un breve periodo di pace, la guerra tra Francesco I re di Francia, e l'imperatore Carlo V, re di Spagna, riprese e i tentativi compiuti da Carlo III di Savoia di rimanere neutrale furono vani, scegliendo l'alleanza con il re di Spagna, e così nello stesso anno truppe francesi invasero il Piemonte. Sarebbero stati necessari 30 anni al ritorno della pace. Il ducato era devastato da mercenari e soldati fuggiaschi che radevano al suolo ogni cosa incontrata. Fu un fosco periodo per Chieri. Dopo un tira e molla tra francesi e spagnoli, il 10 agosto, 1557 il giovane duca Emanuele Filiberto, succeduto a Carlo III sgominò i francesi costringendoli alla pace, stipulata a Cateau-Cambresis il 3 aprile 1559. Il 12 dicembre 1562 Chieri era definitivamente libera.

Le devastanti condizioni di Chieri durante la prima metà del XIV secolo, furono una delle cause che resero il terreno fertile alla predicazione protestante. Il primo a diffondere la Riforma fu Gian Battista Pallavicino, e successivamente negli anni quaranta Matteo Grimaldi Moffa, nato proprio a Chieri, uno dei massimi esponenti del protestantesimo italiano. Questo vide un drammatico crescendo di intolleranze reciproche tra cattolici e protestanti. Emanuele Filiberto, cattolico, inviò nel 1563 alcuni frati per iniziare una vera e propria opera di rievangelizzazione, che culminò in un editto promulgato il 10 giugno, 1565 in cui autorizzava la persecuzione dei protestanti. Durante gli anni di Carlo Emanuele I vi fu una grande attività tanto in campo economico che urbanistio. Ad interromperla fu l'invasione francese del 1630 i cui nefasti effetti furono aggravati dalla peste. Nel giro di due anni a Chieri morirono circa 4.500 persone. Nel 1631 stipulato un accordo con i francesi, tramite la pace di Cherasco venne istituita la provincia di Chieri, venendo però eliminata già nel 1697. Una serie di avvicendamenti e di scontri per la successione del trono reale portarono il Piemonte alla guerra civile. La città fu coinvolta poi nelle guerre francesi di Vittorio Amedeo II, ma nel 1691 riuscì ad evitare d'essere posta sotto assedio dal generale francese Feuquieres, pagando una forte somma di denaro. Il XVIII secolo fu più tranquillo, e caratterizzato da alcune riforme ed ammodernamenti dello stato, voluti da Amedeo II e poi da suo figlio Carlo Emanuele III (1730-1773). Nel 1785 Chieri fu eretta a principato a favore del duca d'Aosta Vittorio Emanuele, poi re come Vittorio Emanuele I.

A interrompere questa fase idilliaca giunse la Rivoluzione Francese. Dopo la Pace di Parigi del 1796 le idee rivoluzionarie si diffusero anche in Piemonte, sobillate ad arte da agitatori che non avevano difficoltà ad agire su una popolazione stremata dalla fame e dalle tasse. Fra il 23 e il 25 luglio, 1797 Chieri fu sede di una rivolta antisabauda che si risolse però in una disfatta. Il 3 dicembre, 1797 le truppe francesi entrarono in Chieri e cinque giorni dopo Carlo Emanuele IV fu costretto ad abdicare. Il giorno successivo i francesi entrarono a Torino formando un governo provvisorio. Per un breve periodo Chieri, (1799), vide l'ingresso delle truppe austroungariche quasi subito ricacciate dalle truppe napoleoniche, ed il Piemonte, nuovamente riconquistato ed annesso alla Francia il 5 settembre, 1801. Per circa 15 anni Chieri fu "ville" francese e fu dato un grande impulso alla costruzione di strade. Nel 1796 fu costruita una strada che congiungeva Chieri con i paesi della collina adiacente. Uno delle prime delibere del nuovo consiglio repubblicano fu la confisca dei beni ecclesiastici e la soppressione degli ordini religiosi. Nel 1808 il comune decise la riparazione del convento di San Filippo Neri per adibirlo a sede della pubblica amministrazione.

Durante i primi anni della Restaurazione la popolazione chierese aumentò: alla fine del XVIII secolo essa ammontava a circa 10.000 abitanti, divenuti 13.274 nel 1838. Nel frattempo, caduto Napoleone, tornò in Piemonte la Casa Savoia. Nel 1835 venne terminata la nuova strada che collegava Chieri a Torino, passando per Pino Torinese. L'industria era sempre presente anche se dominava il tradizionale settore tessile. Nel 1842 l'antico convento di San Francesco venne adibito a sede del municipio . Tra il 1848 ed il 1861 Chieri partecipò al generale clima di rinnovamento del "decennio di preparazione" e tale fermento è testimoniato da un leggero aumento di popolazione che nel 1858 giunse a 15.033 abitanti. Nel 1855 venne redatto un piano regolatore per lo sviluppo della città. Vennero distrutte le mura e le antiche porte, mentre si progettò il nuovo viale verso Torino (Viale Fiume). Con il trasferimento della capitale, tra il 1870 - 1880, questo periodo fu probabilmente il più ricco di progetti e realizzazioni. Nel 1874 venne inaugurata la stazione e la linea Chieri-Trofarello. Grazie alla ferrovia l'industria tessile ebbe un nuovo impulso. Negli stessi anni venne realizzata l'illuminazione a gas. La scissione di Santena da Chieri provocò un duro colpo e fu la causa principale che diede origine ad un sensibile calo demografico, nel censimento del 1889 era scesa a 12.667 abitanti.

Alla fine del XIX secolo l'industria chierese era in ottime condizioni: 27 manifatture, 2000 telai comuni, 500 Telai Jacquard e 3.300 operai. Era un'industria quasi totalmente a base artigianale che solo nel 1909 poterono disporre di energia elettrica. La crescita del numero di operai fece sorgere con il tempo diverse società di Mutuo Soccorso con fini assistenziali e previdenziali. È il caso della Società degli Operai nata nel 1850 con l'appoggio del Consiglio comunale. A causa di una condizione di lavoro dura, e di una diffusa povertà nel 1880 iniziarono una serie di scioperi che andarono culminando con quello del 1893 dove gli operai ottennero per la prima volta un aumento salariale. Cinque anni dopo nacque il Partito Socialista divenendo presto il centro organizzativo del movimento operaio chierese, ma solo nel 1908, a causa di divisioni interne, riuscì ad affermarsi decisamente alla testa del movimento. Mentre il potere restava saldamente in mano ai consigli comunali di orientamento liberale, il primo ventennio a Chieri scorreva in un susseguirsi di scioperi. Nel 1920 venne eletto per la prima volta un sindaco socialista Giovanni Davico a cui succedette nel 1921 Angelo Menzio, una delle figure di spicco dell'antifascismo chierese. Dopo la prima guerra mondiale Chieri era dopo Biella la seconda città italiana per esportazione di prodotti tessili. Dal 1921 si estese la violenza squadrista del partito fascista. L'aumentare delle violenze e l'affermarsi a livello centrale dei fascisti costrinse Menzio alle dimissioni. Anche per Cominciava la dittatura fascista. Nel 1927 venne nominato un podestà nella persona di Alfredo Bruni Durante il ventennio venne costruita l'elettrificazione linea ferroviaria Chieri-Trofarello. L'economia chierese risenti fortemente della Crisi del 1929, ma fu soprattutto la politica autarchica a bloccare lo sviluppo del settore tessile. Caduto il fascismo nel 1943 anche Chieri si schierò con la Resistenza dando il suo contributo con l'elezione a sindaco di Angelo Menzio. Gli anni seguenti videro un forte incremento demografico a causa dell'immigrazione prima di veneti e successivamente dal Meridione. L'aumento esponenziale della popolazione non venne accompagnato da un piano organico di sviluppo urbanistico. Ciò causò un grave degrado del centro storico, al quale si è cercato di porre rimedio solo a partire dagli anni 80, e dall'altra la crescita di interi quartieri, estranei al tradizionale assetto urbanistico della città