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Aggiornamento:10:45:44

Back Strada Gs Sportman: pedalare in amicizia non dimenticando chi soffre

Gs Sportman: pedalare in amicizia non dimenticando chi soffre

Rivalta (Torino) - Organizzazione precisa, attenzione ai dettagli e un’amicizia che va oltre il semplice essere compagni di squadra: ecco le linee guida di questa splendida giornata che ha visto riunirsi l’intero gruppo della  società Sportman per festeggiare una stagione di successi.

 

Prima squadra classificata nei campionati Partecipazione, Provinciale Fondo, Prefestivo e nella Combinata, secondo gradino del podio nel campionato Provinciale e nel Provinciale di Mediofondo, alle spalle di un gruppo numericamente importante come quello dei Polesani, e quinta classificata nel Trittico di cicloturismo: questi sono alcuni dei successi festeggiati in questa domenica novembrina dedicata al lato gaudente dello stare insieme.

Al ristorante Le Palme di Rivalta i preparativi fervono fin dal mattino, per far sì che a mezzogiorno ogni cosa sia pronta ad accogliere il numeroso gruppo di atleti ed accompagnatori. A capo della tavolata il presidente Cantalupo affiancato come consueto dalla deliziosa consorte danno il benvenuto ai convitati, mentre i camerieri danno inizio alla danza delle prelibate pietanze. Prima del convivio il pensiero dei partecipanti corre a quanti soffrono, ai più sfortunati che la società torinese non dimentica mai e attraverso due iniziative come la “Messa del Ciclista” e il “Trofeo dell’Amicizia” lì aiuta fattivamente. Infatti i dirigenti della Sportman utilizzano le offerte donate dai presenti alla Messa del ciclista, che viene officiata al Colle della Maddalena solitamente nel primo sabato del mese di giugno, per sottoscrivere adozioni a distanza. Invece in ottobre le società Rostese e Sportman danno vita a due manifestazioni denominate Trofeo dell’Amicizia e l’incasso della prova organizzata dalla Sportman sono devoluti alla Fondazione “Un passo insieme” Onlus.

Tra una portata e l’altra iniziano le premiazioni, e le sorprese non mancano: come d’uopo primo ad essere chiamato agli onori della ribalta è il campione sociale 2010, Mauro Bego. Per lui, che conta in questa stagione un totale di 53 presenze per oltre 3000 chilometri percorsi, la tradizionale targa di miglior cicloturista corredata dalla bicicletta d’oro e un pensiero particolare da parte di Alberto Rolando dell’omonima immobiliare, già sponsor della squadra: la maglia granata originale dell’Eroica.

Un premio speciale anche per i due atleti che quest’anno hanno superato importanti traguardi: per Luigi Forti, che annovera oltre duecento manifestazioni disputate, come da tradizione vanno le ruote d’oro a sigillare l’impegno pluriennale. E a Francesco Gioberti, eletto per acclamazione “Papà della squadra”, l’inatteso riconoscimento speciale suggella le mille presenze realizzate nel corso degli oltre trenta anni dedicati alla Sportman in seno all’Udace. Gioberti fu uno dei fondatori del sodalizio “che nacque nel 1978 grazie ad un gruppo di appassionati dello sport delle due ruote. Nella stagione seguente la società schiera anche una formazione agonistica che si aggiudica il Giro della Liguria. Poi dal 1984 – continua Gioberti – si dedica soltanto all’attività cicloturistica”. La denominazione del sodalizio deriva dalla volontà del primo presidente Franco Vada, di incarnare nella storia della società la sua passione agonistico. Così Sportman, uomo di sport in inglese è il nome prescelto.

Ancora una breve attesa dedicata alla delizia dei palati, e si passa alla premiazione legata alla classifica sociale: per tutti la scelta di trofei, prodotti tecnici e articoli di varia natura. Medaglie d’oro, cofanetti di buon the, trolley, borse per pc, ottimo vino, selle e copertoncini sono solo una parte di quanto raccolto nel corso della stagione e messo a disposizione degli associati.

Nelle pause i discorsi del presidente Cantalupo e del segretario della squadra Gioberti ci raccontano una storia di successi e di amicizia, ampliata quest’anno grazie all’inserimento di apprezzati elementi di quella che era l’associazione Pininfarina, che con la loro allegria e costante presenza hanno contribuito notevolmente alla conquista degli obiettivi stagionali.

E ancora innesti derivanti dall’Innova 2000, Falzetti Matteo, Frola Carlo, Vissio Giorgia e Possanzini Michela, con il valore aggiunto della giovane età e prestanza atletica, perché la crescita del gruppo non si arresta. Prima dell’ultimo giro di danza, un delicato omaggio viene offerto a tutte le rappresentanti del gentil sesso presenti in sala, per ricordare che se gli atleti possono dedicarsi a questo splendido sport è anche grazie alla pazienza e all’appoggio delle regine del focolare. Per concludere in bellezza non può mancare il sorteggio di ulteriori premi, che per quantità e ricchezza lascia basiti tutti i presenti. E’ ormai pomeriggio inoltrato quando gli invitati lasciano la sala del ristorante Le Palme, chi con la necessità di un furgone per trasportare quanto vinto in questa giornata, chi con un cuore ancor più colmo dello spirito di questo splendido gruppo

 

La FONDAZIONE UN PASSO INSIEME ONLUS e’ stata costituita nel 2006. Essa rappresenta l’evoluzione naturale dell’attività e dell’esperienza maturata attraverso l’Associazione di II livello UN PASSO INSIEME, rete di ASSOCIAZIONI ONLUS.
Quest’ultima è stata costituita nel 2002 per operare su progetto dell’Associazione di Volontariato A.V.I.P.H. (Associazione di Volontariato per l’Inserimento e la Professionalità degli Handicappati), nata nel 1984, nella costruzione di un centro socio terapeutico atto alla riabilitazione motoria e cognitiva integrato sul territorio.

COSTRUZIONE DI UN CENTRO SOCIO TERAPEUTICO
PER 20 UTENTI E SERRA PEDAGOGICA.

Struttura per un centro diurno socio-terapeutico educativo, dotato di locali e strumentazione finalizzati:

• alla accoglienza della persona diversamente abile.
• al recupero/mantenimento delle funzioni motorie e capacità cognitive con valorizzazione delle abilità residue.
• allo sviluppo di attività socio-assistenziali integrate con i servizi territoriali.

Serra pedagogica con la finalità di realizzare una struttura modello eco-ambientale per:

• l’inserimento lavorativo delle persone diversamente abili
• l’educazione dei giovani al valore della biodiversità, con visite guidate per le scuole e le associazioni
• valorizzare la flora presente nelle Comunità Montane
• evidenziare l’aspetto terapeutico nel recupero delle abilità (in attività di giardinaggio-conduzione della serra) sia motorie che cognitive.

Rivalta di Torino è un comune di 19.187 abitanti della provincia di Torino, situato a sud-ovest di Torino nella valle del torrente Sangone. Il nome deriva dal latino ripa alta, ossia "riva alta" in riferimento al fatto che si trova nel versante più alto del torrente Sangone. Il comune di Rivalta di Torino si trova in posizione sud-ovest rispetto al capoluogo Torino, nella valle del torrente Sangone. Il territorio è suddiviso in quattro aree: centro storico e le frazioni Pasta, Tetti Francesi, Gerbole. Rivalta di Torino dista all'incirca 20 km dal centro di Torino ma meno di 10 dal suo confine. Il territorio comunale è attraversato dal torrente Sangone e si estende in parte sulla collina morenica di Rivoli.

Il castello di Rivalta di Torino è di epoca medioevale, se ne hanno notizie a partire dall'anno 1062. Prima della cessione al comune il castello è stato per più di 40 anni in proprietà alla famiglia Pogliano. Il castello di Rivalta è una costruzione che risale circa l'anno 1000. Ha l'aspetto di una grande fortezza circondata da mura di pietra e da un fossato che un tempo era pieno d'acqua. Per entrare si doveva oltrepassare il ponte levatoio che, in caso di pericolo era sollevato. Oggi al suo posto c'è un ponte in muratura, che porta all'ingresso dello stesso castello. Il robusto portone si trova alla base di una torre merlata. Attorno al castello c'è un ampio parco tutto racchiuso nelle mura. Fu fondato sopra un rialzo di terreno sovrastante alla vicina campagna. La prima donazione fu eseguita nel 1016 da Oddone figlio del marchese Manfredo al monastero femminile di san Pietro di Torino. La seconda donazione fu risalente al 1029, dal marchese Olderico con la moglie Berta, per beni situati in Ripalta al monastero di San Giusto di Susa, da loro stessi fondato. Il primo nucleo fortificato di Rivalta fu l'incastellamento che caratterizzò tutta l'Italia settentrionale. All'interno di esso prese sviluppo il progetto del marchese di Torino Olderico Manfredi che consisteva nel trasformare in un principato territoriale quel che era stato ovvero potere di giurisdizione pubblica. Il più antico documento in cui si fa cenno a Rivalta risale al 1016 e riguarda la donazione di un feudo. Invece il primo cenno sul castello risale al 1029. Nel 1176 Federico Barbarossa saccheggiò Rivalta, per mezzo del suo secondo, per punire il Signor Risbaldo il cui figlio Olrico prendeva la parte dei Conti di Savoia e per il Papa. Fatta la pace nel 1185 tra Papa e il Barbarossa ritornò il possesso di Rivalta ad Olrico. Il 28 ottobre del 1186 il vescovo di Torino prese possesso del feudo rivaltese, che teneva ben circondato da soldati e cavalieri. Nel 1195 Olrico vide un ulteriore distruzione di Rivalta per la guerra tra il vescovo Arduino di Valperga e il comune di Torino con vari signorotti rivaltesi. In seguito a questo il castello non si poté riedificare sino al 1229. Nel 1195 Rivalta fu ancora distrutta da il re Enrico. È certo che gli Orsini nel 1100 erano già una famiglia nobile potente, probabilmente proveniente da qualche straniero dove ottenne il feudo rivaltese per ricompensa di servizi militari. La storia dei signori di Rivalta s'inserisce in quella dei Savoia, nel 1097 Umberto scende in Italia dalla valle di Susa mentre in Piemonte le famiglie aristocratiche della valle di Susa si stringono intorno a lui. Il primo luglio 1149 Rinsaldo signore di Rivalta strinse un patto con i cittadini di Torino in cui s'impegnava a combattere in loro favore contro chiunque, eccetto che si trattasse dei Consignori di Trana, suoi cugini. Già nel 1062 esisteva, nel luogo denominato Ripalta, un castrum costituito da una torre, a cui se ne aggiunsero successivamente delle altre, e di un sistema di difesa fortificato: le mura, il fossato, un corso d'acqua. Il fenomeno dell'incastellamento aveva preso avvio, durante il X secolo, nell'Italia del nord, sia dalle necessità difensive relative alle invasioni degli Ungari e dei Saraceni. Era determinante considerare la posizione strategica del castello rispetto alla porzione di territori sul quale esercitare i propri diritti giurisdizionali. Nel caso di Rivalta le funzioni suddette erano svolte dai signori locali. Questi si fingevano custodi del castello per conto della ontessa Adelaide con il compito di controllare una parte delle tante varianti della via Francigena. Ogni persona che passando su questo territorio attraversava Rivalta doveva sborsare del denaro per il pedaggio. Nel corso dell'XII e XIII secolo i signori di Rivalta, riuscirono, non senza conflitti, ma con molta abilità, a mantenere e consolidare i propri beni. Intenzionati ad aumentare i loro poteri e a tramandarli per via ereditaria, riuscirono ad espandere l'egomonia politica sull'area del percorso stradale che da Avigliana portava a Torino, attraverso la Val Sangone, con l'acquisizione dei diritti sul castello di Reano nel 1233 e, nel 1295, con quelli sul castello di Trana. Intanto altre abitazioni erano sorte intorno al castello. Tanti piccoli tasselli, disposti uno accanto all'altro, formando come un guscio in cui sentirsi protetti.Il castello costituiva in ogni caso il fulcro della circoscrizione territoriale dominata dai signori locali il cui potere era espresso non solo dal possesso della terra, ma anche, dall'esercizio dei diritti politici, amministrativi e giurisdizionali. Nonostante l'emergere, verso la fine del XIII secolo, dell'entità Comunale costituita da ‘'sapiens homini”. Il castello era, oltre che dimora del sovrano, “cassetta di sicurezza per le cose preziose” dove i prodotti della terra erano al sicuro. Il castello svolgeva anche funzione di ricetto, ovvero che, in caso di guerre i cittadini si andavano a rifugiare nel castrum. In seguito allo sviluppo edilizio del castellola popolazione contadina aumentò e allora si costruì nella meta del 300 un ricetto più grande. In accordo con il potere signorile la comunità definiva il perimetro dello spazio da fortificare, costruivate muira, collegandole a quelle del castello, e tre porte attraverso cui entrare ed uscire dal ricetto. Queste porte erano, tutte e tre delle torri, aperte verso l'interno, utili per la difesa ma anche per il controllo del passaggio dei forestieri.

GLI ORSINI I primi documenti che testimoniano la presenza di un castello su un feudo rivaltese,risalgono a un periodo che intercorre dall'anno 1029 1062. Parlare degli orsini è indispensabile perché hanno avuto una parte lunga nelle vicende rivaltesi. La loro origine si perde nella notte dei tempi e le ipotesi fatte al riguardo sono del tutto gratuite. IL più attendibile informatore in merito è il Barone Gaudezio Claretta. È certo che nel 1100 era già una famiglia nobile e potente, probabilmente proveniente da qualche straniero arrivato in Piemonte. E ottenne il feudo rivaltese come ricompensa di servizi militari. La loro storia si inserisce a quella dei Savoia. Ma anche in quella del papa, patteggiando per lui e per il conte di Savoia, nel 1176 attirò l'ira di Federico Barbarossa, fu estromesso dalla signoria del luogo che poté riavere soltanto nel 1186.Risbaldo morì nel 1341,e nel 1344 e nel 1346 avviene l'investitura da parte di Amedeo VI di Savoia nel fondo di Reano. Alla morte di Risbaldo tra i due figli Guglielmo e Nicolò.

IL COGNOME DEGLI ORSINI I signori di Rivalta sino al 1500 non ebbero preoccupazioni circa il cognome essendo in uso fin dall' epoca carolingia che le famiglie nobili aventi signoria su qualche località alla metà dell'XI secolo cominciarono ad usarsi i primi soprannomi quali nomi di famiglia, però quei nobili che signoreggiavano qualche villaggio continuarono a denominarsi dal villaggio: così fecero le più antiche e nobili famiglie piemontesi, quali, ad esempio, Valperga, Morozzo, Piossasco, eccetera. Fra questi abbiamo i signori Rivalta. Trovatisi sempre più a contatto di nobili casati alla corte dei vari principi, Così la leggenda dell'Orso Orsini.