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San Luca come l’Everest: l’impresa di Daniele Terzi

 

 

Un solo precedente nella storia dei portici di San Luca e in quella della strada che li fiancheggia. Daniele Terzi, 30 anni, l’ha riscritta ieri, portando a termine l’impresa ciclistica conosciuta come Everesting, un’avventura che lo ha portato a scalare via del Meloncello 48 volte, per un totale di 185 km. L’obiettivo, infatti, è quello di coprire in totale un dislivello pari a 8.848 metri, l’altezza del monte Everest, da cui il nome.

«Una sfida personale indimenticabile», l’ha definita Terzi, portata a termine in “sole” undici ore e destinata a riscrivere tanti record. Il primo è proprio quello del tempo, considerando la media nazionale ben più alta, ma anche quello della preparazione precedente. Sebbene in queste ultime settimane, complice l’assenza di altre gare, ci sia stato un lieve incremento dei ciclisti impegnati in tutta Italia in questa impresa (per i non addetti ai lavori si fa per dire), a tratti un po’ folle, tutto è stato preparato in poco più di un mese, ovvero dalla fine del lockdown.

Daniele Terzi nella vita fa il preparatore atletico e va in bici (praticamente tutti i giorni) da più di 15 anni. L’idea, nata già da tempo e maturata proprio nei mesi di quarantena, è diventata concreta il 24 giugno, poco dopo l’alba, quando la città ha iniziato a svegliarsi. Poche salite in completa solitudine perché, con il passare delle ore, sono arrivati a dargli man forte altri amici e compagni di allenamento, pur nel mantenimento delle distanze di sicurezza. Nessun altro è riuscito a resistere per tutto il tempo, ma il loro ricambio è stata una delle carte vincenti. Al di là della soddisfazione, «la cosa più bella è stato vedere arrivare nel corso della giornata tante persone», ha commentato a fine giornata, pronte a incoraggiarlo a non mollare. Un gesto che l’ha «fatto emozionare» e per cui sarà loro sempre grato. «La fase più dura – ha continuato – è stata ovviamente la parte centrale, tra mezzogiorno e le due del pomeriggio: sole pieno e pochissime, se non inesistenti, zone d’ombra». Si è chiesto perché lo stesse facendo, preferendo tutta la vita «essere a rilassarsi in piscina».

 

 

Ma quel momento è passato e, salita dopo salita, panino alla marmellata dopo panino alla marmellata, il traguardo è arrivato intorno alle 18:30. «Tutto sommato nemmeno troppa fame – ha detto con lo stupore di tutti gli altri – e, dopo un po', subentra l’inerzia». Ma ora ciò che rimane è la consapevolezza di avercela fatta e di poter entrare nella Hall of Fame dell’Everesting. Nell’elenco italiano sono attualmente registrati meno di 400 atleti.

Perché l’impresa sia valida è necessario scegliere una qualsiasi salita, «più è ripida meglio è» a detta di Daniele, e andare su e giù fino al raggiungimento del dislivello indicato. Nel suo caso, appunto, 48 volte. Un numero che è andato aumentando nel corso della giornata rispetto alle attese: «La stima era di 45, calcolando un dislivello per salita di 200 metri. Nei fatti, invece, questa ipotesi si è rivelata fin troppo ottimista» e, dunque, Daniele ha dovuto proseguire per altre tre volte.

Ma il traguardo è stato impagabile. Le prime due cose? Un bel sorriso e giù, sdraiato per terra!

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