Lun05202024

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Back Gran Fondo Gare Clelia Monzo Compagnoni: passione ed orgoglio personale le sue armi vincenti

Clelia Monzo Compagnoni: passione ed orgoglio personale le sue armi vincenti

Geromina (Treviglio) Una passione che si sviluppa a quattro anni quando ancora la minuscola bicicletta aveva le ruotine. Ma questa maledetta passione non ha mai abbandonato Clelia Monzo Compagnoni che continua a dedicarsi al ciclismo amatoriale con lo stesso entusiasmo delle prime pedalate in sella a quella piccola bicicletta regalatagli da un amico di famiglia. Ma questa “terribile” (sul piano caratteriale) trentenne unisce l’orgoglio personale alla passione per lo sport delle due ruote che ne fanno una “gioiosa macchina da guerra ciclistica”

- Quando hai iniziato a gareggiare? Chi ti ha spinto a salire in bicicletta e chi ti ha regalato la prima bicicletta?

“La mia prima bicicletta rosa con le rotelle bianche me l’ha regalata un amico di famiglia appassionato di ciclismo e il mio papà, che ha sempre amato la bici, mi ha tolto prima una rotella e poi subito l’altra: ho iniziato a pedalare da subito a testa alta. A 4 anni non avevo paura di niente, non vedevo il pericolo ed ero spericolata..e a volte è proprio quello che ci vuole: se inizi a gareggiare come me all’età di 29 anni certe ‘doti’ inconsce le perdi”.

- Come riesci a far coesistere l’attività ciclistica, gli allenamenti con la vita di tutti i giorni che richiede un’ impegno particolare alle donne?

“Non è l’essere donna che richiede un impegno particolare: è lavorare 8 ore al giorno e conciliare gli allenamenti che è un impegno enorme, a prescindere dall’essere uomo o donna. Ma il ciclismo è prima di tutto passione: se non ce l’hai non vai”.

- Quanto vale il successo di una ragazza?

“Personalmente credo che essere ragazza e andare in bici ad un certo livello sia un grande successo, soprattutto se arrivi alla meta e batti un uomo e ti senti dire “vai più forte di me”.

- Eppure la consistenza dei premi è ben diversa tra uomini e donne?

“Non tutti vedono di buon occhio una donna che si allena ad un certo livello (anche se si parla di livello amatoriale ma pur sempre elevato) e soprattutto non tutti credono capace una donna di compiere certe “imprese”. Mi sono sentita spesso dire “tu vai in bici?” “tu ti sei fatta tutti quei chilometri?”. Spesso ti senti sottovalutata e proprio per questo che ribadisco: il successo per una donna, a prescindere dai premi, è un’enorme soddisfazione. Il premio più bello è sentirsi orgogliosa!”

- Quali sono i programmi per la stagione 2013?

“Un unico sicuro punto fermo: “il Gran Trofeo Multipower Coppa Lombardia 2013”. Ma ci sono tanti altri obiettivi a cui penso e su cui ragiono giorno per giorno. Voglio valutare la mia preparazione fisica prima di affrontare una qualsiasi prestazione. Non mi piace tentare: parto se mi sento pronta, non lo considero un gioco. Per me, personalmente, è una cosa seria. C’è sempre di mezzo questo “orgoglio personale”.