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Aggiornamento:11:59:22

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Michele Acquarone: "Pronto a cambiare il ciclismo"

Michele Acquarone, direttore generale di RCS Sport, la società che organizza tra l’altro tutte le corse Gazzetta, prima manifestazione tra tutte, il Giro d’Italia, ha colpito la stampa internazionale per la sua apertura mentale, dimostrata in occasione della conferenza stampa, il penultimo giorno della Tirreno-Adriatico, a Porto Sant’Elpidio. Tanti gli argomenti toccati dal numero uno di RCS Sport, a partire dalla riorganizzazione delle date per le maggiori corse, fino all’accorciamento a due settimane dei grandi giri a tappe.

“Io non provengo da questo mondo e mi limito ad un ragionamento da tifoso. Ritengo sia assurdo che due corse importanti e belle come la Parigi-Nizza e la Tirreno-Adriatico si debbano svolgere nello stesso periodo, sottraendosi reciprocamente i campioni. Si tratta di gare che meritano entrambe la migliore e più ampia partecipazione possibile”. E ancora: “Serve una riforma del calendario mondiale, dobbiamo riprenderlo in mano e rivederlo. Non importa che lo faccia l’UCI o una lega privata di squadre. Sono disposto a fare la mia parte, se anche gli altri faranno la loro”. Un’apertura tutt’ altro che banale e lungimirante. Ciò considerando, tra l’altro, che quest’anno la corsa dei due mari ha visto la presenza dei migliori corridori al mondo. Quindi il suo ragionamento era tutt’ altro che uno sfogo derivante da una situazione frustrante. Addirittura, si è parlato di lunghezza dei grandi giri: “Dove sta scritto che le gare a tappe come Giro d’Italia, Tour de France o Vuelta a Espana debbano essere di tre settimane? Se l’accorciamento serve a rendere questo sport migliore, perché non farlo”. Insomma, Michele Acquarone ha colpito tutti per la sua capacità di affrontare alcuni argomenti, fino ad ora ritenuti dalla maggior parte tabù. Il fatto che non provenga da questo sport risulta, infatti, un vantaggio da questo punto di vista. E lo dimostra ancor di più quando parla di un argomento tanto di moda, quanto scottante, nel ciclismo dell’ultimo decennio, come il doping: “Il nostro sport ha visto un’epoca buia, credo sia giusto sapere il più possibile del passato, di quello che è successo, ma poi bisogna avere la forza di dire basta. Tracciare una riga e voltare pagina. Se prima barare era, in questo mondo, la normalità, ora non è più così. Sono d’accordo in questo caso con Wenger, allenatore dell’Arsenal, che sostiene che se il doping lo si cerca, lo si trovi dappertutto. Non è una questione di ciclismo o altri sport. Io personalmente credo a questi ragazzi e li capisco quando si sentono offesi da tutto quello che li circonda”. Tutto qua, tutto semplice.

 

Fonte:

Autore Andrea Agostini