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Back Gran Fondo Gare Zuliani: “Ex dilettanti ed ex Pro inibiti dalle competizioni per 5 anni. E’ questo lo “SPORT PER TUTTI?”

Zuliani: “Ex dilettanti ed ex Pro inibiti dalle competizioni per 5 anni. E’ questo lo “SPORT PER TUTTI?”

In un periodo in cui il ciclismo sta perdendo credibilità a causa dei troppi episodi di doping e commina al massimo 2 anni di sospensione a chi viene trovato positivo ai controlli, la Consulta Nazionale, riunitasi a Bologna lunedì 11 febbraio 2013, quel lunedì in cui quasi tutta l’Italia settentrionale era bloccata per la neve, ha deciso, vedi Comunicato n. 2, stessa data, senza che tutti gli EPS membri di tale organo fossero presenti, di inibire le competizioni amatoriali ai ciclisti che negli ultimi 5 anni hanno gareggiato in manifestazioni dilettantistiche o professionistiche, privando gli stessi della libertà di esprimere la propria indole sportiva. A parte il fatto che una decisione così grave andrebbe votata e approvata all’ unanimità, c’è da chiedersi a cosa serve questo provvedimento discriminatorio che ricorda le leggi razziali del ventennio contro gli ebrei. Serve forse per favorire le decine di migliaia di cicloamatori che la domenica popolano le granfondo? No, serve solo a fare del male allo sport, quello più spontaneo.

Cosa ne è stato del tanto professato “sport per tutti”, slogan che è diventato il cavallo di battaglia di uno degli EPS presenti alla riunione di Consulta in oggetto e il cui rappresentante non si è minimamente preoccupato (da quanto si legge nel verbale) di difendere i propri principi? Quasi tutti i bambini amano il ciclismo e sognano di diventare campioni cercando di emulare gli eroi che vedono in televisione e sulle strade. Alcuni riescono anche a gareggiare nelle categorie giovanili fino ad arrivare a essere dilettanti. Pochissimi hanno le doti e la fortuna per passare al professionismo, coronando il sogno di tutta una vita sui pedali. Costoro amano il ciclismo e, quando smettono di correre per raggiunti limiti di età o per scarso rendimento, non lo abbandonano ma, quasi sempre, continuano a praticarlo come amatori, radunando intorno a se frotte di ciclisti di ogni età, che sarebbero voluti essere  al loro posto, avidi di conoscere avventure, metodi di allenamento ed esperienze vissute da questi “ex”.

Tutto questo arricchisce il “movimento”, aiuta i più giovani (ce ne sono sempre meno) a interessarsi e avvicinarsi al ciclismo. Per permettere agli “scartati” dalla Federazione, che negli anni ‘50/‘60 si chiamava UVI, di continuare a gareggiare, ingaggiando sfide con sempre maggiori amici e praticanti, sono nati i “movimenti ciclistici degli amatori”, raggruppamenti spontanei di “ciclisti della domenica” che si riuniscono in libere autofinanziate associazioni dopolavoristiche amatoriali, cresciuti fino ad oggi, quando il loro numero si aggira sui 100.000 tesserati. E proprio adesso che “siamo” tanti, facciamo gola alla Federazione che con i nostri numeri, i contributi statali derivanti dal nostro assorbimento e le nostre affermate manifestazioni, potrebbe tentare di sanare il debito che l’attanaglia.

E’ troppo comodo farsi avanti dopo che gli altri hanno fatto il grosso del lavoro e dettare regole che la Consulta Nazionale Ciclismo non dovrebbe accettare perché contrarie allo spirito sportivo, come quella di imporre alle Scorte Tecniche di passare all’esame degli organi federali anziché, come si è fatto fino adesso, sotto il diretto controllo esclusivo della Polizia Stradale. O come quella di cercare di imporre a tutti gli EPS di cambiare le affermate categorie d’età secondo i soliti dettami federali.

Ma più di tutto c’è da augurarsi che questa norma che impedisce agli “ex” di praticare il ciclismo agonistico sia presto revocata e si ponga fine a una discriminazione che sembra una squalifica molto peggiore dei 2 anni inflitti a chi, dopo avere spacciato, frodato, tradito e truffato il ciclismo, è stato trovato positivo ai controlli antidoping.

E’ dal forte senso di libertà che nasce assaporando l’aria in faccia che si è sviluppato il ciclismo. Lasciamolo correre libero, egregi Signori della Consulta, senza ingabbiarlo con ottuse regole discriminatorie e antidemocratiche.

 

 

Valerio Zuliani

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