Ven04262024

Aggiornamento:12:44:15

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Vincenzo Pisani: l'amore per la famiglia e la passione per il ciclismo

Sora (Frosinone) - Che cos’ è mai la passione ciclistica? Non l’ombra d’un sogno fuggente, ma una carica e scarica a ritmo incessante, ossessivo, inarrestabile. E’ il ritmo dell’universo sportivo intero, che dal minimo e movimento della persona che cammina, al massimo viaggiare della galassie motoristiche, o al precipitare improvviso di una stella nell’orrido buco nero dello sport, ininterrottamente si carica e scarica. Il ciclista frusinate Vincenzo Pisani, trentunenne Sergente dell'Esercito Italiano, nel quale si è arruolato da circa undici anni, sposato con Valentina e da cinque mesi padre di una dolcissima bimba di nome Sofia, vive questa incessante, ossessiva e inarrestabile passione da bambino. Il ciclismo è stato l'unico sport a livello agonistico che ha praticato e in questa stagione gli ha già regalato due prestigiosi ori, come quelli conquistato a Trevignano Romano nella Gran Fondo dei Laghi e nello splendido borgo umbro di Montefalco, in occasione della Gf Internazionale Sagrantino. “Ho iniziato dopo aver visto le prime gare da giovanissimo di mio fratello maggiore Antonino, che ha cinque anni più di me. Me ne sono subito innamorato ed ho costretto i miei genitori ad avviarmi al ciclismo al primo anno utile. Avevo sette anni e iniziai a gareggiare tra i giovanissimi: allora era la categoria A1, diventata qualche anno più tardi la G1. La prima bici di colore rosso, impossibile da dimenticare, mi è stata regalata dai miei genitori”.

“Nei sei anni dei giovanissimi ho conquistato una cinquantina di vittorie militando nella società di Isola del Liri A.S.A.C.I. Negli esordienti ,sia nel primo anno che nel secondo anno, tre vittorie per stagione ma con un'infinità di piazzamenti nei gradini più bassi del podio. Stagioni analoghe le ho vissute nei due anni da allievo, anni in cui per ben due volte ho sfiorato il titolo di campione regionale laziale, classificandomi secondo, sia da primo anno che da secondo anno. Quattro anni questi in cui ho militato con la squadra di un caro amico di famiglia denominata G.S. Edil GIOVANNONE. Nel primo anno da juniores sono cresciuto nel vivaio fiuggino curato dal noto direttore sportivo Pierluigi Terrinoni: una sola vittoria, tre secondi posti, quattro terzi posti e continui piazzamenti nei primi cinque. Nel secondo anno da juniores c'è stato il salto di qualità nella Technostone Colnago, squadra toscana di Massa, nella quale ho gareggiato anche di Filippo Pozzato. Tre vittorie e molti piazzamenti in gare nazionali ed internazionali, che mi valgono il passaggio in una squadra dilettantistica molto blasonata, la Monsummanese Anico Bedogni di Monsummano Terme. Poteva rappresentare il lancio verso la carriera professionistica, ma lo spazio riservato all’immaginazione in tutte le sue forme agonistiche, lascia ben presto il passo alla difficoltà di riuscire a terminare le gare. Colpa di un salto di categoria molto duro. Al secondo anno da Under 23 penso di dover affrontare una stagione meno impegnativa, per dar spazio agli studi ed alla maturità scientifica, così accetto la scommessa di una squadra laziale e corro alla corte di Antonio Conti con l'omonima società. Ma questa stagione non la concludo neppure a causa dello scoramento ancora dovuto alla mancanza di risultati. Finisce qui la prima parte della mia carriera agonistica”.

Pisani esulta alla Gf dei Laghi

- Quando hai iniziato a gareggiare tra i cicloamatori e chi era il tuo idolo?

“Sono cresciuto guardando in tv le imprese di Miguel Indurain e Claudio Chiappucci, ma il mio idolo era Gianni Bugno! Dopo aver smesso al secondo anno di Under 23 decisi di fare presto domanda di arruolamento nell'esercito e una volta partito e in servizio presso 187° RGT della Brigata FOLGORE venni per caso a conoscenza dell'esistenza di un Gruppo Sportivo in cui praticavano ciclismo e fui invitato, avendo qualcuno saputo dei miei trascorsi a livello agonistico, a provare ed a cimentarmi di nuovo in quello sport che avevo abbandonato ma pur sempre amato. Inizia così la mia esperienza nelle Gran Fondo”.

- Qual'è la vittoria più bella e perché?

“Credo che la vittoria più bella della mia carriera sia stata la GF Internazionale Marco Pantani all' Aprica, per una serie di motivi: primo perchè il percorso ricalcava chilometro dopo chilometro la famosa tappa che Marco vinse al Giro d'Italia scalando salite mitiche come Gavia, Mortirolo e Santa Cristina; secondo perchè il primo anno che partecipai a quella gara mi dissi che non l'avrei mai più fatta a causa della sua durezza; terzo, la soddisfazione di aver vinto una delle gran fondo più dure ed adatte agli scalatori puri, io che a detta di tutti posso sembrare al massimo un buon passista”.

- Qual'è la sconfitta più bruciante e perché?

“Parlando di sconfitte, non ce n'è in particolar modo qualcuna che mi brucia più delle altre, sono del parere che le sconfitte sono fondamentali nella carriera di un ciclistica ed insegnano più di qualsiasi vittoria, bisogna sempre ripartire dalle sconfitte per crescere sportivamente!”

- Rifaresti tutto ciò che hai fatto nella tua lunga carriera?

“Non ho grandi rimpianti nel corso della mia carriera, a parte quello di aver mollato subito da dilettante e non aver provato veramente ad arrivare al professionismo, mi sono disamorato subito ed ho mollato. Con l’acquisizione della maturità scolastica e l'esperienza maturata qualche anno più tardi sarei stato sicuramente più determinato. Per il resto rifarei tutto senza rimpianti”.

- Che cosa pensi del ciclismo amatoriale oggi?

“Del ciclismo amatoriale penso che non sia più quello di un decennio fa, è molto cambiato, c'è molta più qualità e le prestazioni arrivano quasi a far paura! Prima il vero cicloamatore si allenava due volte a settimana e la domenica si andava a battagliare alle gare. Si percorrevano diecimila km l'anno, ora dieci mila km si fanno solo per arrivare alle prime gare quasi. Persone che riescono ad allenarsi come professionisti, quindi il livello si è inevitabilmente innalzato”.

- E degli ex professionisti che non possono partecipare alle Gran Fondo?

“Il discorso degli ex professionisti che sono banditi dalle Gran Fondo posso anche condividerlo, ma sono veramente amareggiato quando pensano ad escludere anche gli ex dilettanti. Credo che sia un vero e proprio atto di discriminazione, molti dilettanti spesso smettono perchè non riescono a concludere le gare. Ma sono comunque giovani appassionati di ciclismo e di agonismo, vivono per la bici e per le sensazioni che gli dà attaccarsi il numero sulla schiena. Perchè impedirgli di coltivare ancora la loro passione??? Se uno è diventato prof invece è sottinteso che comunque abbia raggiunto un livello molto alto, che sia un vincente, ed è giusto che prima di tornare a correre tra gli amatori passi qualche anno”.