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Domenica a Pretola va in scena la "Storica"

Pretola di Perugia – A Pretola è tornata la Festa della Canaiola, organizzata in onore della bevanda ottenuta dal mosto che ha già cominciato la fermentazione. Una festa che dal 1952 al 2007 è stata legata al Gran Premio Pretola per Elite Under 23, poi spostato a marzo. Pretola e soprattutto i componenti della Sportiva Tevere non dimenticano però le tradizioni e così per rinverdire questo legame tra il ciclismo e la Festa della Canaiola hanno deciso di organizzare un cicloraduno molto particolare, per tesserati e non.

Domenica 30 settembre, infatti, la frazione perugina vivrà la “Storica”, cicloraduno per bici d’epoca ma anche moderne, organizzato sotto l’egida dell’Aics. Sono 66,4 i chilometri previsti: 43,4 puramente cicloturistici e il resto agonistici. E proprio da questo mix nascono le premiazioni ideate dagli organizzatori, che saranno per la classifica agonistica e poi, dietro valutazione di una giuria specializzata e creata ad hoc, per le prime cinque biciclette che hanno maggiore rilevanza dal punto di vista storico e per i primi cinque “pionieri” che verranno giudicati in base ad accessori ed abbigliamento. Senza dimenticare le premiazioni per le società.

Nella torre medioevale di Pretola sarà anche allestita la mostra fotografica dal titolo Ciclismo d’altri tempi - Ascanio Arcangeli detto “il Roscio”, organizzata dalle figlie di Arcangeli. Insomma sarà una mattinata all’insegna della festa e di quel sapore antico che solo tradizioni come la Canaiola e il ciclismo eroico, quello degli albori, possono regalare. Partenza prevista alle ore 9.

 

Ma chi era Ascanio Arcangeli? A raccontare le sue gesta, che di seguito riportiamo sono Alfio Branda e Leonardo Malà nel secondo volume "Stelle in Corsa personaggio, storie immagini dello sport in Umbria 1923 - 1943 "

Ascanio Arcangeli da Farneto è il più famoso ciclista umbro di tutto il Ventennio. Ascanio Arcangeli il “Roscio del Piccione”, “un segaligno rosso di pelo, dagli occhi biancastri e dal volto lentigginoso” scrive il cronista del Littorale, che pur di non avere un capitano – padrone preferisce correre in proprio, vivendo di premi, il più delle volte in natura. Il Piccione rimanda all’erta tremenda tra Gubbio e Perugia, proprio in corrispondenza dell’omonimo paese. C’era chi scendeva di sella per superare quello strappo. Il “Roscio” no: anzi, quando voleva farsi la gamba, legava una fascina di legno alla bici e cominciava a pedalare per la rampa sterrata. Se poi mancava la legna si riempiva lo zaino di sassi. Arcangeli era nato il primo Giugno 1911 a Farneto, una frazione tra le località di Colombella e Piccione, il che vuol dire essere predestinato alle volate. In vent’anni di carriera vince 175 volte, con una lunga serie di piazzamenti.

Il Roscio militerà in un moltitudine di squadre, sempre però in veste di dilettante: dopo il Veloce Club Perugia, sarà la volta delle squadre romane “Parioli” e “Littorale”, quindi la “battisti” di Pistoia, il Circolo Lavoratori Terni, il Dopolavoro Sportivo di Perugia. Ovunque purchè lo lasciassero libero di correre come pareva a lui. Partecipò a tre Giri d’Italia arrivando 28° nell’edizione del 1938, quando mise alla frusta i grandi campioni sulle salite di Rieti e del Terminillo.

Recita una cronaca sportiva dell’epoca: “Arcangeli quando è in forma parte di scatto. Non importa se mancano 200 chilometri o tutti lo controllano. Parte… purchè ci sia salita”. Un atteggiamento che lo ostacolò non poco. Ai campionati mondiali del 1932, sulle strade di Roma, il capitano della squadra azzurra Giuseppe Martano, vincitore del titolo nel 1930, non volle sapere di avere in squadra il Roscio. Non si fidava, specie per la salita di Rocca di Papa, dove Arcangeli avrebbe fatto il vuoto. Martano vince quella gara iridata e Arcangeli fù riserva.

Una volta soltanto accettò di fare il gregario, fu per Giuseppe Olmo, grande passista, il primo al mondo a superare i 45 chilometri di velocità oraria al record dell’ora, vincitore di due Milano Sanremo e numerose tappe al Giro. Olmo soffriva le salite all’inizio del tornante accostò il Roscio. “Portami su e ti regalo una bicicletta”. Olmo era già un famoso produttore, a lui quell’offerta costava poco, ma per Ascanio…. una bici nuova in regalo, era una tentazione. Ci pensò su, quindi prese Olmo e lo portò fino in cima allo strappo. Il campione fu di parola. Arcangele partì in treno per Celle Ligure e se ne tornò a Farneto in bicicletta. Neanche in guerra Arcangeli scese dalla bicicletta, anche se le sue imprese assunsero ben altre tinte: finì in Albania e Montenegro come portaordini, con una bici che sarà pesata mezzo quintale.