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Tanta storia ed aneddoti divertenti dai campioni presenti a Pisignano - Cannuzzo

Pisignano - Cannuzzo (Cervia) Trent’anni, tanti ne sono trascorsi da quell’ormai lontano 1980 quando un gruppo di appassionati dello sport di Pisignano e Cannuzzo, due realtà paesaggistiche confinanti del comune di Cervia, fondano la Polisportiva Grama.

Le discipline in cui sono impegnati i tesserati del sodalizio sono diverse, il gruppo dei soci cresce annualmente e anche il sogno di aver una centro sportivo a disposizione per svolgere le attività diventa realtà. Grazie ad alcune sovvenzioni dell’amministrazione comunale e ai lavoro dei soci nasce, dove un tempo vi erano soltanto terreni coltivati, il centro sportivo “Le Roveri” dotato di una palestra, campo da tennis, calcetto, un campo di dimensioni ridotte e un campo da calcio dedicato alla memoria del compianto presidente Martini.

Nel 2004 anche le associazioni “Gruppo Ambiente” e “Pisignano e Cannuzzo Insieme” vengono accorpate dalla polisportiva Grama che si trasforma in Asd Culturale Grama. Tra le diverse iniziative volute dai dirigenti del sodalizio, spiccano alcune serate organizzate in memoria di sportivi locali che hanno segnato la storia di queste due piccole realtà paesaggistiche, tra cui quella voluta per festeggiare i 50 anni dalla conquista della medaglia d’argento da parte di Lino Grassi ai 28° campionati mondiali dilettanti di Frascati ’55 o il festeggiamenti dei trent’anni di attività della società avvenuto in aprile.

 

Venerdi sera i numerosi appassionati locali di ciclismo si sono dati appuntamento al centro sociale di Pisignano e Cannuzzo, per festeggiare i quaranta anni di attività commerciale di Guido Neri, ex professionista e proprietario del negozio Neri Top Bike e partecipare al convegno – dibattito che vedeva la partecipazioni di campioni del passato del calibro di Ercole Baldini, Gianni Motta, Arnaldo Pambianco, Michele Dancelli ed ex professionisti come Renato Giusti, Lino Grassi, Guido Neri e il giovane Matteo Montaguti che nella prossima stagione vestirà i colori della formazione francese AG2R LA MONDIALE

Arnaldo Pambianco, romagnolo di Bertinoro, apre la serie di interventi dei campioni delle due ruote che appartengono ormai alla storia.Il pubblico presente si dimostra timido e Gianluca Giardini, presentatore della serata, deve fare gli straordinari per vivacizzare la serata, invitando il vincitore del Giro d'Italia '61 a ricordare il successo nella 18° tappa Belluno - Nevegal del Giro '63, vinto da Franco Balmamion. "Vinsi quella tappa grazie alla mia determinazione. Nel finale ci aspettava il Nevegal e prima di iniziare la salita abbiamo allungato io e Italo Zilioli - che all'epoca veniva chiamato il nuovo Coppi - un ciclista che era esploso proprio in quella stagione centrando quattro vittorie in un mese - afferma divertito Pambianco - ai piedi della salita Zilioli per dar sfogo ai propri bisogni fisioligi smette di pedalare, mentre io pur nelle stesse condizioni ho continuato a pedalare conquistando quei cento metri che ho difeso fino alla vetta del Nevegal e ho vinto"

Andrea Foschi, vice presidente della Grama, ha presentato Lino Grassi a cui la società nel 2005 dedicò un'intera serata per festeggiare il cinquantennale della conquista della medaglia d'argento ai mondiali dilettanti di Frascati '55 e l'ex ciclista dopo aver salutato i campioni con cui ha gareggiato ha ringraziato i suoi concittadini "perchè quando ho iniziato a correre di mangiare non ve ne era molto e loro facevano la colletta settimanalmente per pagare la bistecca, che io mangiavo per gareggiare, al macellaio del paese"

Gianni Motta, 83 vittorie conquistate in undici stagioni di professionismo, tra cui il Giro d’Italia del ’66 e quattro Sei Giorni di Milano vinte insieme a Van Steenbergen (la prima) e Peter Post, è lo spirito guida di questo gruppo di campioni, battuta sempre pronta ed esposizione fluente, ricollegandosi a quanto detto in precedenza da Grassi sooridendo afferma: “io la prima bistecca l’ho mangiata a sedici anni proprio perché correvo in bicicletta, altrimenti di tempo ne sarebbe passato ancora. Noi eravamo abituati a soffrire la fame a quei tempi e questo ci ha aiutato anche nelle sofferenze che l’attività ciclistica ci riservava. Mentre i professonisti di oggi devono arrivare a 28 anni per iniziare a soffrire”.

La maglia rosa con la scritta Fides all'altezza del petto e i bordi delle maniche e colletto adornati dal tricolore è quella conquistata da Arnaldo Pambianco nel Giro del 1961, la Corsa Rosa che segna i cento anni dall'Unità d'Italia. Nella 14° tappa la Ancona Firenze, il francese Jacques Anquetil prende il via con le insegne del primati. "Dopo una lunga discesa, resa scivolosa dalla pioggia, ad ogni tornante trovavi due tre ciclisti in terra - racconta Pambianco - mi sono accorto che Anquetil, sempre raffinato nei modi anche quando mangiava in corsa sembrava fosse ad un pranzo, addentava voracemente un panino prima ancora di togliergli la carta. Lì ho capito che la maglia era in crisi di fame e ho cominciato a tirare insieme ad altri ciclisti, riuscendo ad entrare nella fuga vincente. Silvano Ciampi vinse la tappa e io conquistai la maglia rosa. Anquetil ferito nell'orgoglio mi mando a dire che nel tappone, la Trento Bormio mi avrebbe dato cinque minuti". Nonostante gli attacchi di Anquetil, Gaul e Van Looy, il ciclista di Bertinori riusci a resistere a difendere la maglia rosa tagliando il traguardo al secondo posto alle spalle di Charly Gaul.

Matteo Montaguti è il giovane professionista che nella prossima stagione vestirà i colori della formazione francese Agr2 La Mondiale, che ascolta con attenzione le storie dei suoi predecessori e chiede loro quale è stata la vittoria più bella della loro carriera

Per Arnaldo Pambianco, la vittoria più bella è stata il Giro d'Italia del '61, ma non dimenticherò mai neanche una delle prime gare da allievo. Gareggiavo con ragazzi che vincevano decine di gara all'anno e io avevo iniziato da poco. Andai in fuga, quando stavo per tagliare il traguardo mi sono trovato davanti un camion, io sono passato alle destra del camion, mentre la giuria era a sinistra. Ad un certo punto mi sono accorto che non mi avevano visto e da sotto il palco cercavo di attirare l'attenzione della giuria dicendo di aver vinto io la gara".

Ercole Baldini, "il treno di Forlì" di aneddoti ne avrebbe sicuramente molti da raccontare, avendo conquistato tra i moltissimi successi, un campionato del mondo professionisti, a Reims nel '58, mentre due anni prima aveva portato il tricolore sul pennone più alto del podio olimpionico di Melbourne '56. Oltre ad aver stabilito il Record dell'Ora tra i professionisti e dilettanti. "Ho vinto una bella corsa, ma nessuno ne aveva mai sottolineato l'importanza - afferma Baldini - ho capito soltanto dieci anni fà quanto era importante questa gara. Dopo la vittoria di Paolo Bettini questa gara ha avuto il giusto tributo di importanza e gloria. Un campionato del mondo lo vinci sfidando ciclisti di quindici nazioni. Alle Olimpiadi partecipano ciclisti di tutto il mondo".

Gianni Motta fa sorridere i numerosi appassionati presenti raccontando la sua prima vittoria tra gli esordienti:"Vinsi la prima gara tra gli esordienti a Macherio, gareggiavo in sella ad una Colnago usata acquistata da Ernesto, parto in fuga dopo un chilometro e conquisto 4' di vantaggio. Sono emozionatissimo a cinque chilometri dal traguardo nonostante il gruppo mi stesse recuperando, io salutavo tutti felice di avvicinarmi al successo. Arrivo al traguardo, mentre stò per vincere un fotografo mi dice: che fai lì togliti che arriva il gruppo. E pensare che avevo vinto io". Per Michele Dancelli, corridore combattivo e grintoso amante delle fughe da lontano, 73 successi in carriera e la definizione di "sognatore nomade" coniata da un maestro del giornalismo come Gianni Mura, la vittoria più bella è il Giro dell'Appennino del '67.

Renato Giusti narra la sua vita ciclistica e imprenditoriale. Nel '58 è convocato, ma non partecipa al mondiale dilettanti "il tecnico della nazionale non amava molto i ciclisti piccoli", dodici mesi dopo effettua lo stage con la Torpado e nel 1960 deve assolvere il servizio militare. La stagione '61 lo vede esordire tra i professionisti con la Torpado che all'epoca gli dava uno stipendio di 50000 lire al mese e vinse due tappe al Giro e conquistò diversi piazzamenti. Poi Giusti abbandona il ciclismo e crea un'azienda che sino ad otto fà dava lavoro a quattrocento dipendenti e comunque ha sempre continuato a sostenere il ciclismo sponsorizzando società minori

Insieme ai campioni delle due ruote era presente alla serata anche Marino Laghi (nella foto indossa una maglia rosa) il fisioterapista di Max Biaggi