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Decreto Rilancio: la bicicletta per ripartire

 

 

Negli anni passati si è parlato spesso di “Rinascimento della bicicletta”, intendendo la riscoperta di un mezzo di trasporto antico e nello stesso tempo moderno, data la sua natura ecologica, salutare ed efficace per spostamenti veloci nei grandi centri urbani. Un rinascimento che però si è spesso scontrato con città non ancora pronte a favorirne l’uso e con un codice della strada che in questi anni ha faticato a garantirne efficacemente l’utilizzo e soprattutto la sicurezza.

Il coronavirus, il lockdown, l’esigenza di ripartire per mantenendo il distanziamento sociale sono riusciti a far cambiare idea a molti. Sicuramente le Istituzioni e Enti Locali hanno individuato proprio nella bicicletta uno dei modi per risolvere i problemi messi in campo della pandemia in tema di spostamenti cittadini.

Il Decreto Rilancio, approvato in queste ore, prevede diversi interventi a favore dell’uso della bicicletta e della mobilità alternativa. L’articolo 205 del Decreto si intitola in modo chiaro “Misure per incentivare la mobilità sostenibile”. Vediamo sinteticamente alcuni dei provvedimenti contenuti nell'articolo.

Il primo riguarda un contributo, fino ad un massimo di 500 euro, che copre il 60% dell’acquisto di bici, monopattini, monoruota, hoverboard e segway (normali o elettrici). Al beneficio potranno accedere i maggiorenni residenti in Comuni al di sopra dei 50mila abitanti. II buono è riconosciuto pure per l’uso di servizi sharing individuali, esclusi quelli con automobili.

Il comma 2 dell’art. 205 introduce la “casa avanzata”: agli incroci con semaforo ci sarà una linea di arresto avanzata riservata ai ciclisti. Semplificazione anche per la realizzare di corsie riservate alle bici: potranno essere delimitate da una striscia bianca discontinua. Altri accorgimenti sono la velocità limitata delle strade condivise da auto e bici: 20 chilometri al massino, andatura che dovrebbe diminuire di molto il rischio incidenti.

Nel comma 3 il Governo obbliga imprese e pubbliche amministrazioni con singole unità locali di più di 100 dipendenti in capoluoghi di Regione, di Provincia o Comuni sopra i 50.000 abitanti a presentare, entro il 31 dicembre di ogni anno, un piano di spostamenti casa-lavoro del proprio personale dipendente finalizzato alla riduzione dell’uso del mezzo di trasporto privato individuale.

Si tratta di una serie di provvedimenti che recepiscono anche indicazioni provenienti da diversi Comuni, che già da diversi giorni si stanno muovendo per favorire la mobilità leggera. Come, per esempio, Milano, che ha messo in cantiere 23 nuovi chilometri da completare entro l’estate, puntando alle periferie e facendo percorsi paralleli alle linee della metro. Il piano più importante contempla 6 km riservati alle bici per collegare piazza San Babila al comune di Sesto San Giovanni, uno dei più popolati della periferia nord. Per farlo si interverrà su Corso Buenos Aires dove sarebbero tolte due corsie ora riservate alle auto attraverso cordoli e nuova segnaletica. Previsti anche altri interventi a favore delle due ruote che interesseranno tutti i quartieri.

Iniziative analoghe arrivano anche in quasi tutte le grandi città del nostro Paese con interventi strutturali (ma che prevedono tempi lunghi per la realizzazione) e soluzioni soft, di rapida attuazione, come i cordoli per ricavare bike lane, corsie riservate alle due ruote: Torino, Genova, Padova, Verona, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Palermo. Vale per tutti l’esempio di Roma. Il Comune ha annunciato un piano per riammodernare e potenziare i 150 chilometri di piste già esistenti.