Ven04192024

Aggiornamento:10:02:30

Back Strada A Miguel Ángel López il tappone dello Stelvio e dei 139 tornanti: il racconto di Francesco Calvetti a Senzagiro

A Miguel Ángel López il tappone dello Stelvio e dei 139 tornanti: il racconto di Francesco Calvetti a Senzagiro

 

 

Orione sta in cielo tra il Toro e i Gemelli. Non è un segno dello Zodiaco, eppure oggi il Sole transita proprio in Orione, il gigante cacciatore del Mito greco e latino. Oggi non manca niente: 4 passi, 10 valli; 5400 m di dislivello, 85 tornanti in salita e 54 in discesa, 21 gallerie; 207 km di asfalto e due di sterrato, per finire; una Cima Coppi e un Parco Nazionale. Questa, oggi, è una tappa per eroi.

Via da Pinzolo, val Rendena. In un attimo è Madonna di Campiglio. Non c’è tempo per pensare a cosa fu e a cosa avrebbe potuto essere, altrimenti o nonostante. C’è subito il Campo Carlo Magno. Parte in caccia Ciccone con López e Chaves. Ne approfitta Mäder per difendersi e per attaccare, Carapaz per rifarsi, Visconti sullo slancio di ieri. Con loro i velocisti a fare gruppetto davanti, non siano mai vittime del tempo massimo.

Val di Sole, val di Non, la fuga resta a tiro. Pozzovivo è coperto, Nibali e Fuglsang pure, per la tappa se non altro. Betancur ed Evenepoel nemmeno quello. Sanno che inseguire sarà un massacro, non farlo una resa anticipata. Squadre al lavoro, subito, assieme agli uomini della maglia rosa.

Tocca al Castrin, Hofmahdjoch, perché è già Alto Adige su entrambi i versanti. Non è confine e non è valico, la strada evita in galleria i pascoli che gli danno il nome. Sotto il Castrin passano López e gli altri scalatori, il solo Mäder in scia. Dietro Betancur allunga. Bilbao prova a ribattere, a nascondere una difficoltà già profonda. Niente da fare, l’imperativo diventa salvarsi, trovare rifugio nel gruppetto sfrangiato dei velocisti della prima ora. Betancur rinforza, tira il gruppo ridotto ai più forti, in cima la rosa virtuale è già sua. Mentre in galleria si fa la conta dei superstiti, Evenepoel sorprende tutti e scatta in picchiata verso la val d’Ultimo.

Si dice che il tornante sia il miglior amico dei ciclisti. Forse in salita. In discesa no. Spezza il ritmo e obbliga al rilancio, richiede perfezione di linee. Oggi si affrontano 139 tornanti. Di questi 139, ce ne sono 54 in discesa. Di questi 54, giù dal Castrin se ne contano due. Di questi due, ne basta uno. Betancur scivola. Fuglsang in un attimo è a terra con lui, tra frammenti di carbonio e tubolari sradicati dai cerchi. Fine dei sogni. Nibali e Caruso si salvano tra la pietra del muro e l’acciaio del guard-rail: una stradina taglia nel prato, benedetta, ma non vale la pena percorrerla fino al maso. Girano e riprendono l’asfalto, mentre Betancur si rialza. Pozzovivo è indenne, solo e libero, raccoglie Evenepoel e raggiunge il gruppetto del giovane scudiero Mäder a San Pancrazio. Per gli altri grandi l’inseguimento è appena iniziato, bisogna fermare Ciccone e Chaves. Non serve più fermare López.

Continua a leggere il racconto di Francesco Calvetti sul sito di Senzagiro (illustrazione di Gianluca Folì) al link https://senzagiro.com/2020/05/28/18a-tappa-pinzolo-laghi-di-cancano-parco-nazionale-dello-stelvio/